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VII CONFERENZA NAZIONALE IPASVI: “VICINI ALLA DEFINITIVA VALORIZZAZIONE DELLE COMPETENZE SPECIALISTICHE INFERMIERISTICHE”

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La VII Conferenza nazionale Ipasvi, tenuta a Bologna il 27 giugno, è stata dedicata alla questione delle competenze specialistiche, che tanto dibattito ha suscitato negli ultimi mesi. La presidente della Federazione, la senatrice Annalisa Silvestro, in apertura dei lavori ha annunciato: “Siamo vicini al momento di una concreta valorizzazione delle competenze specialistiche, anche alla luce anche del Patto della salute attualmente all’attenzione dei presidenti di Regione e illustrato a grandi linee il 25 giugno in Senato dal ministro Lorenzin. Una valorizzazione – ha precisato Silvestro – formalmente definitiva, contrattualmente riconosciuta, in grado di rompere l’asimmetria esistente, le logiche che ancora prevalgono in ospedali e strutture di assistenza dove ogni giorno lavoriamo. Un argine, insomma, alla deriva economicistica in atto; una concreta possibilità di espressione di tutte le nostre potenzialità assistenziali e culturali. Tutto ciò per essere sempre più risorsa strategica per la tenuta di un sistema che possa essere impostato sull’universalismo, sulla solidarietà sociale, sull’equità distributiva e sulla qualità ed efficacia”.

La componente del Comitato centrale Ipasvi, Beatrice Mazzoleni, ha quindi avviato la sessione mattutina di lavoro tracciando la cronistoria e il percorso normativo che, a partire dal tavolo congiunto tra ministero e regioni del 2011 per individuare nuove competenze e responsabilità degli infermieri ha condotto alla proposta di accordo del gennaio 2013, con la definizione di 6 aree di intervento per l’infermiere esperto. E’ stata l’occasione anche per ricordare alla platea le polemiche sollevate dell’intersindacale medica, fino ad arrivare, nel gennaio 2014, al protocollo tra ministero, Regioni e sindacati per la costituzione di una “cabina di regia” in grado di favorire un confronto permanente unitario e partecipato tra le varie parti in causa. “Infermieri garanti del processo assistenziale” è la cornice normativa all’interno della quale attualmente ci si muove. L’impegno della Federazione nazionale Ipasvi per la definizione delle competenze dell’infermiere specialista è stato riassunto dagli interventi della segretaria Barbara Mangiacavalli – che ha analizzato il contesto di riferimento, ribadendo l’assoluta necessitò di continuità assistenziale e formazione specialistica – e dal vicepresidente Gennaro Rocco, a cui è toccato il compito di chiarire “l’equivoco” che si è generato rispetto alla dizione di ‘infermiere specialista’: “Alcuni colleghi pensano di infatti che tutto ciò significhi dover aggiungere nuovi compiti senza evidenti vantaggi; i medici, dal canto loro, temono che vengano erose aree di intervento considerate finora esclusive. Quando parliamo di competenze specialistiche non pensiamo certo all’aggiunta nelle funzioni infermieristiche di qualche attività tecnica, compito o prestazione sinora di competenza di altre professioni. Il mansionario l’abbiamo definitivamente superato dal 1999! Parliamo invece – ha precisato Rocco – di un professionista che in base all’esperienza acquisita e a seguito di percosi di studio specifici, è capace di assumere decisioni complesse nell’ambito del processo assistenziale e di esercitare competenze clinico assistenziali di tipo specialistico”. Il ruolo chiave della formazione in questo processo è stato ribadito dall’intervento della docente di Scienze infermieristiche all’università di Firenze, Laura Rasero.

Giovanni Leonardi (direzione generale delle professioni sanitarie del ministero della Salute) ha quindi spiegato come il Ministero, in questi ultimi anni, abbia cercato di assecondare le spinte innovative provenienti dalle Regioni (vedi il caso “See and treat” della Toscana) nell’ottica di dare risposte concrete e al passo coi tempi rispetto alla domanda di salute proveniente dal cittadino e alle legittime aspettative professionali da parte di chi lavora per il Sistema sanitario nazionale. “Per noi è importante però uno sviluppo armonico, pur in presenza degli ampi poteri delegati alle regioni – ha puntualizzato -. Bisogna quindi ripartire dallo studio delle buone pratiche, da un percorso formativo comune, dalla ridefinizione dei profili professionali, ormai di natura aperta e lontani anni luce dalla logiche del mansionario. Una cosa è certa – ha concluso -: senza un infermiere con la I maiuscola il Ssn non va da nessuna parte”. La prima sessione si è conclusa con una tavola rotonda che ha coinvolto le segreterie di Fials, Nursind, Cni-Fsi, Uil Fp, Cisl Fp e Fp Cgil.

Nel corso del pomeriggio si è invece passati ad approfondire specifici percorsi formativi infermieristici di successo in ambito senologico, ecografico e di assistenza primaria. Esperienze in cui le competenze specialistiche sono parte di un processo di evoluzione del quadro sanitario nazionale. A relazionare alla platea sono intervenuti: Loretta Mazzega, coordinatrice nazionale Infermieri di Senologia; Fabio Conti, coordinatore infermieristico al Policlinico universitario Tor Vergata di Roma;Enrico Frisone, dirigente della Asl della Provincia di Pavia; Ginetto Menarello, coordinatore del corso di laurea in Infermieristica all’università di Torino.

Tutte le diapositive proiettate dai relatori intervenuti alla VII Conferenza nazionale:

fonte: www.ipasvi.it

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